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di Giuseppe Longo
TARCENTO – Era già il tramonto inoltrato quando, nel cimitero di Tarcento, si è conclusa la lunga cerimonia d’addio a monsignor Duilio Corgnali, arciprete e vicario foraneo, spentosi domenica a 77 anni a causa dell’aggravamento delle condizioni di salute. Ora il sacerdote riposa nella chiesetta che sorge in mezzo al camposanto e che accoglie le spoglie di tutti i pievani, a cominciare da Francesco Frezza e Camillo Di Gaspero. Tantissimi coloro, di Tarcento e delle “ville” intervenuti anche con le loro croci, ma anche di tutto il Friuli, che ieri pomeriggio hanno voluto rendere omaggio al prete-giornalista che ha saputo conciliare con efficacia l’impegno pastorale con quello della comunicazione, espressa nella ultraventennale direzione di “Vita Cattolica”, il settimanale diocesano, e poi di Radio Spazio, l’emittente della Chiesa udinese da lui stesso fondata. Ma non solo. E singolare coincidenza ha voluto che i funerali s’incrociassero proprio con la ricorrenza di San Francesco di Sales, il patrono dei giornalisti venerato, come ogni 24 gennaio, nelle quattro Diocesi con le celebrazioni promosse dall’Ordine regionale che, nella triste occasione tarcentina, ho avuto l’onore di rappresentare.
L’omelia dell’arcivescovo Mazzocato…
… e il saluto del sindaco Steccati.
Gremito il Duomo per la Messa esequiale presieduta dall’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato, affiancato dal vicario generale Guido Genero e dall’arcidiacono di Tolmezzo Angelo Zanello, che in gioventù operò anche in queste comunità in riva al Torre. E accanto ai numerosi sacerdoti e diaconi c’era pure monsignor Diego Causero, l’anziano presule di Moimacco dalla lunga attività diplomatica nel mondo. Oltre a numerosi sindaci e amministratori del circondario, autorità civili e militari, nonché rappresentanti di associazioni cittadine. Intenso e suggestivo il rito nel quale il friulano, la lingua tanto amata da don Corgnali per la cui valorizzazione si è battuto tutta la vita, si è intrecciato con il latino e l’italiano. Molto apprezzata la Corale di San Pietro Apostolo schierata dinanzi allo storico organo per il quale il compianto pastore aveva promosso l’ultima iniziativa popolare per finanziarne il restauro: l’appello con la sua firma ha la data del 1° dicembre scorso e lo si può leggere ancora sul portale d’ingresso della Pieve. Sulla semplice bara di legno chiaro il rocchetto con la mozzetta prelatizia, la stola bianca e il libro dei Vangeli aperto.
La benedizione della salma.
«Dobbiamo tutti grande riconoscenza a don Duilio», ha detto monsignor Mazzocato, tratteggiando la figura sia del sacerdote sia dell’uomo di cultura che si è molto speso a favore del suo Friuli, soprattutto dopo il terremoto, impegnandosi per la rinascita materiale e culturale della sua gente, tanto da lavorare con tenacia e convinzione anche per l’istituzione di un’Università tutta friulana. L’arcivescovo di Udine ha fatto più volte riferimento anche al testamento spirituale di don Duilio e al suo “Nunc dimittis” che ricorda quello del vecchio Simeone: «Ha scritto di un suo “caratteraccio”, ma vi assicuro che non era così. Era, invece, gentile, dal cuore tenero e sempre disponibile, dalla fede robusta, attento a tutte le esigenze del suo popolo, a cominciare da quello di Tarcento. E ha chiesto che il suo funerale non fosse triste, bensì una festa per salutare un amico che se ne va». Il presule ha portato anche toccanti testimonianze personali riferite al ricovero. «In ospedale è andato pochi giorni dopo la conclusione della mia visita pastorale che ha voluto seguire fino in fondo, sebbene fosse già molto sofferente». E alle ultime apparizioni pubbliche di monsignor Corgnali, proprio in presenza del titolare della Diocesi, si è riferito anche il sindaco Mauro Steccati che ha espresso i sensi di sincera e affettuosa gratitudine di tutta la comunità per quanto ha saputo dare in tanti anni il pievano manzanese, soprattutto dopo il sisma quando era preoccupato che alla ricostruzione fisica delle case e delle attività non seguisse la rinascita di una popolazione radicata nella sua identità storica, tanto che diceva: «O vin fat su lis cjasis, ma no i furlans». Una riconoscenza, quella di Tarcento, sottolineata anche dalla proclamazione del lutto cittadino.
Al termine, come era stato facile prevedere, un lungo corteo salmodiante ha accompagnato la salma in cimitero dove è stata deposta nella tomba dei pievani tarcentini. A impartire l’ultima benedizione proprio monsignor Zanello, amico di lunga data di don Duilio. E intanto è calata la sera. Su questa giornata di fine gennaio e sulla vita di questo sacerdote che resterà nella storia del Friuli.
L’omaggio all’uscita dal Duomo.
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In copertina, l’ultimo saluto a monsignor Duilio Corgnali prima della deposizione del feretro nella tomba dei pievani arcipreti.